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Volley | 04 giugno 2017, 17:01

Stefano Caire dopo l'addio al Sant'Anna: "Cerco un'avventura stimolante"

Il coach spiega le motivazioni che l'hanno spinto a lasciare il Sant'Anna e lancia Simeon: "Ha una grande passione per la pallavolo"

Stefano Caire dopo l'addio al Sant'Anna: "Cerco un'avventura stimolante"

Dopo due stagioni le strade del Sant’Anna e di coach Stefano Caire si sono separate. Una scelta arrivata perché le due parti non avevano le stesse idee su programmi e obiettivi. Il coach, dopo tanti anni di lotte e battaglie, è alla ricerca di un’avventura stimolante, nella quale tuffarsi ancora a tempo pieno. Della sua scelta ha parlato con noi in questa intervista che ci ha gentilmente rilasciato.

Buon pomeriggio coach, dopo due anni ha lasciato il Sant’Anna. Come è arrivata questa decisione?
«Diciamo che è stata una separazione più o meno consensuale. Ero al Sant’Anna da due anni, una società che, per il budget, non può ambire a palcoscenici alti, ma ha sempre fatto bene nelle ultime stagioni puntando su giovani con voglia di far bene e crescere attraverso un lavoro di alta qualità. In questi anni ci siamo trovati molto in sintonia su questa linea e abbiamo valorizzato diversi giocatori. Al termine della stagione, ho chiesto alla società di fare un ulteriore passo in questo senso, perché il Sant’Anna è da anni legata a un gruppo di giocatori storici che, per diversi motivi, non riescono più a rendere come in passato. Gente che ti fa vincere le partite, sia chiaro, ma che dall’altra parte ti limita un po’ nel fare quel lavoro specifico sui giovani, al quale dovrebbe ambire una società come il Sant’Anna. Purtroppo, dal mio punto di vista, la dirigenza non ha appoggiato questa mia richiesta, sorprendendomi un po’, così ho deciso di lasciare. Io mi trovo nella posizione privilegiata, che ormai posso scegliermi la situazione ideale e ho deciso di andare in palestra soltanto se ho degli stimoli importanti, che possono essere legati a due tipi di progetto: una squadra fortissima con cui si punta a ottenere grandi risultati, oppure un gruppo di giovani con voglia di lavorare e crescere. In questo caso non avrei avuto né l’uno né l’altro».

Ha ammesso, quindi, di essere un po’ rammaricato per la scelta della società di non assecondare la sua richiesta.
«Si, sono rimasto un po’ deluso dal fatto che la società non mi abbia seguito, perché pensavo che determinate idee fossero condivise, visto che il Sant’Anna è un club che da sempre ha mostrato di credere nei giovani, ma nell’atto pratico questa volta non l’ha fatto. Mi è dispiaciuto, perché quella del Sant’Anna è una bella realtà, molto parrocchiale, nel senso più bello del termine, perché non ha la mentalità della società agonistica che cerca la vittoria a tutti i costi. Se, però, non si hanno i mezzi per costruire lo squadrone, bisognerebbe avere un maggior coraggio nel valorizzare i giovani».

Sarà sostituito da Lorenzo Simeon, alla sua prima avventura da coach.
«È un mio amico, ci conosciamo da tempo, l’ho già chiamato per augurargli buona fortuna. Ha una passione per la pallavolo che ho visto in pochi altri, ama questo gioco in tutte le sue parti, è motivato e preparato, in quanto si porta dietro un grande bagaglio d’esperienza da giocatore. All’inizio potrà forse avere qualche problema a livello gestionale, perché anche Lorenzo Bernardi ha dovuto fare un minimo di apprendistato. Sono però convinto che Lorenzo sia talmente appassionato, che troverà la soluzione. Secondo me il Sant’Anna attuale è per lui la situazione ideale per crescere, perché se non dovesse cambiare nulla, si ritroverebbe una squadra da sesta-ottava piazza».

Qual è il suo giudizio sulla stagione disputata dal Sant’Anna?
«Purtroppo è stata molto condizionata da una partenza negativa. Io alla vigilia della stagione avevo provato a gettare acqua sul fuoco e spegnere gli entusiasmi, perché avevo capito che in molti avevano delle aspettative troppo alte, senza rendersi conto che in realtà si erano fatto dei cambiamenti sui ruoli cruciali. Stavamo lanciando dei giovani bravi, come Ciavarella e Chiappino, che nelle loro precedenti squadre però non erano titolari. In questa maniera abbiamo pagato ancora di più due o tre scoppole prese nelle prime uscite stagionali, soprattutto perché ci siamo ritrovati nella drammatica situazione di non avere un libero di ruolo, mentre Pagano non riusciva proprio a mettere la palla a terra. Abbiamo perso cinque delle prime sei giornate, così ho deciso di cambiare, spostando Pagano nel ruolo di libero, inserendo come titolare Fumagalli al posto di un Bassani in difficoltà, mentre nel frattempo sono cresciuti alcuni dei nostri giovani, vedi Ciavarella. Abbiamo avuto una bellissima parte centrale della stagione, vincendo 13 partite su 15, arrivando fino al quinto posto. A quel punto, però, qualcuno non aveva più voglia nella testa o troppa stanchezza nel fisico, così abbiamo mollato e siamo stati protagonisti di un finale negativo. Abbiamo comunque chiuso al settimo posto come nell’anno precedente, con 14 vittorie e 12 sconfitte, superando i 40 punti. Purtroppo, però, spesso il giudizio cambia a seconda delle circostanze, così se nella passata stagione si parlava di miracolo Sant’Anna, quest’anno, nonostante ci fossero stati grandi problemi oggettivi, si ha la percezione di non aver disputato una bella stagione».

Quali caratteristiche deve avere la società che vuole chiamare Stefano Caire?
«Non sono nella condizione di dettare regole, già tanto se mi chiamano (ride ndr). A parte gli scherzi, sono pronto anche a restare fermo e aspettare, perché ho fatto già questo discorso a me stesso alcuni anni fa: ho bisogno di una situazione fortemente stimolante. A casa non mi annoio e per dedicare tutto me stesso alla pallavolo, perché se accetto un progetto ci penso 24 ore al giorno, deve valerne la pena. Ripeto ci sono due possibilità: un progetto che punti al risultato, oppure uno stimolante con ragazzi giovani che hanno voglia di lavorare e crescere»

Giorgio Capodaglio

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