/ 

In Breve

| 01 novembre 2017, 12:03

Buon Compleanno Juventus!

Oggi i bianconeri compiono 120 anni. Abbiamo attinto ampi stralci della storia del Club dal sito della Società per offrirli ai nostri tanti lettori-tifosi della Vecchia Signora. Le celebrazioni

Immagine tratta dal sito http://www.juventus.com

Immagine tratta dal sito http://www.juventus.com

Oggi, mercoledì 1 novembre, sono 120 anni di Juventus. Il club bianconero taglia infatti un traguardo speciale. Centoventi anni in bianconero: dalla panchina di corso Re Umberto, dove il 1 novembre 1897 un gruppo di studenti del Liceo D’Azeglio fondò la società, fino ai sei scudetti consecutivi che costituiscono la storia recente.

Un percorso tracciato nel solco della famiglia Agnelli, la proprietà più longeva di sempre nel calcio, da campioni, allenatori e presidenti. E sviluppato attraverso scudetti, coppe, vittorie e cadute. Con la rinascita, dopo lo tsunami del 2006 e la retrocessione, culminata nel dominio totale degli ultimi sei anni. Oggi, con la squadra in corsa per il settimo tricolore di fila, il regalo più bello sarebbe naturalmente il coronamento del sogno Champions League, atteso ormai da 21 anni.

Una panchina in Corso Re Umberto, dicevamo, uno dei viali nobili nel centro di Torino.

Vi si ritrova un gruppo di amici uniti dalla passione per il football, quel gioco così speciale, da poco “importato” dall’Inghilterra. C’è un’idea che li stuzzica: fondare una società sportiva che proprio nel football abbia la sua ragione d’essere. I ragazzi studiano al Liceo Classico Massimo D’Azeglio, sono istruiti e il più grande tra loro non supera i 17 anni. Per questo il nome che scelgono, in latino, significa “gioventù”. Quel nome è Juventus. È il 1 novembre del 1897. Loro ancora non lo sanno, ma hanno dato vita a una leggenda.

Nasce così – scrive il sito internet della Società -, quasi per gioco, la squadra più gloriosa d’Italia. Il primo presidente della Società è Eugenio Canfari, il primo campo è in Piazza d'Armi e la prima maglia è rosa. Con quella, nel 1900, la Juventus debutta in campionato. Tre anni dopo arriva il bianconero, importato da Nottingham e cinque anni più tardi, nel 1905, ecco il primo titolo italiano, dopo un’avvincente finale a tre con Genoa e Milanese.

Il presidente è lo svizzero Alfredo Dick che però, dopo qualche screzio nello spogliatoio e alcune contestazioni, lascia la società, fondando il Torino e portando con sé i migliori stranieri. Seguono anni non facili per la Juventus che, fino allo scoppio della Grande Guerra, non può competere con le nuove potenze calcistiche del momento, la Pro Vercelli e il Casale. Subito dopo il primo conflitto mondiale però, i bianconeri tornano protagonisti: il portiere Giacone e i terzini Novo e Bruna sono i primi giocatori bianconeri a vestire la maglia della Nazionale. Presidente è il poeta e letterato Corradino Corradini, che è anche l'autore dell'inno sociale che resiste sino agli Anni Sessanta. Il 1923 è un anno speciale: in Prima Squadra debutta Giampiero Combi, uno dei più grandi portieri di tutti i tempi, e, soprattutto, cambia la guida della Società.

Il 24 luglio l'assemblea dei soci elegge infatti per acclamazione il nuovo presidente: il dottor Edoardo Agnelli, figlio del fondatore della FIAT. La squadra ha ora un campo tutto suo, in Corso Marsiglia. Le tribune sono in muratura e i tifosi aumentano giorno dopo giorno. Ci sono insomma tutte le premesse per salire ai vertici assoluti del calcio italiano: a rafforzare una squadra che già conta su giocatori come Combi, Rosetta, Munerati, Bigatto e Grabbi, arrivano il primo vero allenatore, l'ungherese Jeno Karoly, e il primo fuoriclasse straniero, anch'egli ungherese, la mezz'ala sinistra Hirzer.

Nel 1925/26 la Juventus conquista il secondo tricolore, dopo un’avvincente finale con il Bologna, superato solo allo spareggio, e una finalissima con l'Alba Roma. É solo l’inizio: dal 1930 al 1935 la Juve è la padrona assoluta del campionato e a Torino arrivano cinque scudetti consecutivi. I protagonisti del “Quinquennio d’oro” sono il tecnico Carlo Carcano e campioni del calibro di Orsi, Caligaris, Monti, Cesarini, Varglien I e II, Bertolini, Ferrari e Borel II.

La Juve dà anche un apporto determinante alla Nazionale, che conquista il titolo mondiale a Roma nel '34. Sempre negli Anni Trenta la squadra fa le prime esperienze di calcio internazionale, partecipando alla Coppa Europa, “nonna” della Coppa dei Campioni e dell’odierna Champions League. I bianconeri non hanno fortuna, ma in ben quattro occasioni approdano alle semifinali.

La Juventus torna al successo dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1947, Giovanni Agnelli, figlio di Edoardo, tragicamente scomparso nel 1935 in un incidente aereo, diventa presidente della società, i cui campioni più rappresentativi sono adesso Carlo Parola, i danesi John Hansen e Praest e, soprattutto, Giampiero Boniperti. Arrivano, accolti da folle oceaniche di tifosi, gli scudetti del 1950 e del 1952.

Nel 1953 Giovanni Agnelli lascia la presidenza, che due anni più tardi passerà al fratello Umberto. Un nuovo ciclo trionfale è alle porte: con l'arrivo di Omar Sivori e John Charles, la squadra bianconera conquista lo scudetto nel 1958, fregiandosi, prima società in Italia, della stella al merito sportivo per avere raggiunto i dieci titoli nazionali. Negli anni Sessanta arrivano altri tre successi, l’ultimo, nel ’67, sotto la presidenza di Vittore Catella, ma è con l’inizio del nuovo decennio che la storia bianconera si fa ancor più gloriosa. Giampiero Boniperti ha ormai appeso le scarpe al chiodo, ma non smette di guidare la squadra. Prima lo faceva dal campo, nel 1971, il 13 luglio, inizia a farlo da dietro la scrivania. Boniperti diviene presidente e la Juve non si ferma più.

L’Era Boniperti inizia subito con due vittorie in campionato, nella stagione ‘71-’72 e in quella successiva. È il prologo di un ciclo trionfale che porta in bianconero nove scudetti, la prima affermazione europea, con la Coppa Uefa nel 1977, la Coppa delle Coppe nel 1984 e la Coppa dei Campioni.

Il successo nella massima competizione europea, a lungo inseguito, arriva però nella serata più triste della storia della Juventus: il 29 maggio 1985, a Bruxelles, si consuma la tragedia dell’Heysel. Prima della partita contro il Liverpool  si scatena la follia e 39 vittime innocenti perdono inspiegabilmente la vita in una delle pagine più buie del calcio europeo che ancora oggi grida allo scandalo per impreparazione ed inettitudine organizzativa.

Il calcio, da quel momento, non sarà più lo stesso. La gara si gioca comunque per cercare di riportare l’ordine pubblico e la Juventus vince la Coppa grazie ad un calcio di rigore per un fallo più che dubbio su Boniek. È un successo che non dà gioia, ma permette ai bianconeri di volare a Tokio, in inverno, per giocare la Coppa Intercontinentale. L’avversario è l’Argentinos Junior, che viene superato ai rigori. La Juventus è Campione del Mondo.

A guidarla, dalla panchina, c’è Giovanni Trapattoni. Il tecnico di Cusano Milanino è arrivato in bianconero nel 1976, dopo il boemo Vycpalek e Carlo Parola e, sotto la presidenza di Boniperti, ha creato negli anni un’armata invincibile. Prima puntando su giovani italiani talentuosi, da Zoff a Scirea, da Tardelli a Cabrini, da Causio a Paolo Rossi, da Gentile a Furino, da Anastasi a Bettega. Poi, dopo la riapertura delle frontiere nel 1980, potendo contare anche sull’apporto di fuoriclasse stranieri. Il primo è Liam Brady, centrocampista irlandese di piedi vellutati e dal cervello fino, che detta i tempi del gioco e segna gol preziosi. L’ultimo, siglato a Catanzaro, su rigore, consegna alla Juve il ventesimo scudetto, quello della seconda stella. È il 16 maggio 1982, il popolo bianconero è in trionfo.

Meno di due mesi dopo, l’11 luglio, lo sarà tutta l’Italia, proprio grazie alla Juventus: a Madrid la Nazionale si laurea Campione del Mondo per la terza volta nella storia e, a rileggerla, quella formazione ricorda tanto quella di Trapattoni. Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli, Rossi: sono loro i pilastri dell’Italia che alza la coppa di fronte al Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Rossi è anche capocannoniere del torneo, con sei gol realizzati in sette partite, e si merita così il Pallone d’Oro, secondo italiano della storia dopo Rivera. In quegli anni, il trofeo di France Football è di casa a Torino.

Nella stagione post mondiale, infatti, il numero degli stranieri arruolabili dalle squadre italiane sale a due e alla Juventus arrivano il polacco Zibì Boniek e, soprattutto, Michel Platini. Il francese è un fuoriclasse assoluto. Elegante nei movimenti, gioca a testa alta, sforna lanci di cinquanta metri, telecomandati sui piedi dei compagni, e segna. Tanto. Le Roi vince per tre anni consecutivi sia la classifica dei cannonieri che il Pallone d’Oro e incanta le platee di tutto il mondo. Nel trionfo di Tokio è lui a siglare l’ultimo rigore, quello decisivo, dopo essersi visto annullare ingiustamente, nei tempi regolamentari, uno dei gol più belli della storia del calcio. In quella stagione la Juventus conquista l’ultimo scudetto dell’era Boniperti. Platini giocherà ancora un anno, poi, nel 1987 si ritirerà dai campi per intraprendere la carriera di allenatore prima e di dirigente poi, diventando, nel 2007, presidente dell’Uefa.

Con l’addio al calcio di Michel e il doveroso rinnovamento della rosa, la Juve vive un periodo meno entusiasmante, che tuttavia riserva altre vittorie: nel 1990 i bianconeri centrano l'accoppiata Coppa UEFA - Coppa Italia. L’allenatore è Dino Zoff, che nel primo periodo si avvale della preziosa collaborazione di un suo grande compagno e amico, Gaetano Scirea. Il destino però spezza quel solido legame: durante un viaggio in Polonia per osservare i futuri avversari della Juventus in Coppa Uefa, Gaetano perde la vita in un tragico incidente d’auto.

È il 3 settembre 1989, una data che nessun tifoso bianconero potrà mai dimenticare.

Nel 1990 Giampiero Boniperti lascia la presidenza all’avvocato Vittorio Caissotti di Chiusano. Tre anni più tardi la Juventus vince la sua terza Coppa Uefa, ma il successo in campionato manca da troppo tempo. Nel 1994 si apre così una nuova fase a livello societario: il presidente rimane Chiusano, ma i ruoli operativi vengono affidati a Roberto Bettega, Antonio Giraudo e Luciano Moggi.

L’allenatore è Marcello Lippi e in squadra ci sono molte novità: Ferrara in difesa, Paulo Sousa e Deschamps a metà campo, e in avanti, al fianco di leader conclamati come Gianluca Vialli e Roberto Baggio, si mette in luce un giovane interessante. È arrivato l’anno prima dal Padova, ha una tecnica notevole e mostra subito una spiccata personalità. Il suo nome è Alessandro Del Piero. Riscriverà ogni record della storia bianconera. Lo scudetto arriva al primo colpo, così come la Coppa Italia. È una sfida infinita con il Parma, cui la Juve concede “solo” la Coppa Uefa. L’annata è trionfale, ma è segnata dalla tragedia di Andrea Fortunato, scomparso per un male incurabile il 25 aprile 1995.

Con la vittoria dello scudetto, la Juve, l’anno successivo, torna finalmente a respirare aria di Coppa dei Campioni. Nei quarti elimina il Real Madrid, poi, in semifinale, tocca ai francesi del Nantes farsi da parte. La finale si gioca a Roma, contro l’Ajax campione in carica. È il 22 maggio 1996, finisce 1-1. Poi i rigori: i bianconeri non ne sbagliano neanche uno, mentre Peruzzi ne para due. Jugovic va dal dischetto per l’ultimo tiro con il sorriso sulle labbra. Quel sorriso, dopo pochi secondi, si trasforma in un urlo di gioia. La Juve è Campione d’Europa. Sarà l’ultima volta sinoai giorni nostri.

L’anno successivo il rinnovamento è profondo: in attacco, partiti Vialli e Ravanelli, arrivano Boksic, Vieri e Amoruso. In difesa e a centrocampo le due novità sono Montero e Zidane. I bianconeri tornano sul tetto del mondo, con il successo sul River Plate firmato da Del Piero, nella Coppa Intercontinentale a Tokio. In quella stagione arrivano anche lo scudetto e la Supercoppa, a spese del Paris St.Germain. Purtroppo, a Monaco di Baviera, sfugge la conferma europea: vince il Borussia Dortmund degli ex juventini Moeller e Paulo Sousa. La delusione in Champions League si ripete l’anno successivo, quando, ad Amsterdam, i bianconeri vengono superati in finale dal Real Madrid. Il campionato però dice ancora Juve, trascinata dalle prodezze di Inzaghi e Del Piero. Proprio Del Piero, nella stagione successiva subisce un gravissimo infortunio a Udine, l’8 novembre 1998. La Juventus, priva del suo faro, rallenta la marcia e in panchina si assiste all’avvicendamento tra Lippi e Ancelotti.

Dopo due stagioni senza successi però, Lippi torna a casa: è il 2001, il tecnico viareggino riprende in mano le redini di una squadra che, partiti Inzaghi e Zidane, può contare sugli innesti preziosi di Buffon, Thuram e Nedved. Il campionato vive un finale da brividi: all’ultima giornata l’Inter è in testa e gioca a Roma contro la Lazio. La Juve, a Udine, parte fortissimo e risolve tutto in un quarto d’ora. L’Inter invece annaspa, si riprende, torna sotto, affonda.

La gioia immensa di Del Piero e Trezeguet, le lacrime di Ronaldo: sono le immagini che consegnano alla storia lo scudetto numero 26. Il tricolore rimane sulla casacca bianconera anche la stagione successiva, ma è l’unica gioia di un anno altrimenti triste: il 24 gennaio 2003 muore l’avvocato Giovanni Agnelli e tutto il popolo bianconero è segnato da un lutto profondo. A maggio arriva poi la sconfitta ai rigori nella finale di Champions League, giocata a Manchester contro il Milan.

Una tappa storica per la società è il 15 luglio dello stesso anno: la Juventus sigla l’accordo con il Comune di Torino per l’acquisizione del diritto di superficie per 99 anni dello Stadio delle Alpi, dove sorgerà il nuovo stadio. Intanto la squadra, nel mese di agosto, gioca negli Stati Uniti la Supercoppa italiana e si prende la rivincita contro il Milan. La festa, però, è di breve durata, perché in quei giorni scompare il presidente Vittorio Caissotti di Chiusano. Al suo posto viene nominato Franzo Grande Stevens, vicepresidente FIAT. Dopo la vittoria nella Supercoppa, la stagione si rivela avara di soddisfazioni per la Juve e in primavera, la società è colpita da un altro lutto: il 27 maggio 2004 muore Umberto Agnelli.

Per la stagione successiva la squadra è affidata a Fabio Capello. Arrivano tra gli altri il brasiliano Emerson, Fabio Cannavaro e una nuova punta, lo svedese Zlatan Ibrahimovic. In Europa mancano le soddisfazioni, ma in Italia la Juve è inarrestabile e conquista due scudetti consecutivi, polverizzando record e annichilendo gli avversari.

Durante le fasi finali della stagione 2005/06 però, la società viene coinvolta in un'inchiesta nata da alcune intercettazioni telefoniche. La vicenda, nota con il nome di “Calciopoli”, porta profondi mutamenti all’interno del club, ai cui vertici vengono nominati presidente Giovanni Cobolli Gigli e amministratore delegato Jean-Claude Blanc. La Juventus è condannata dalla giustizia sportiva a disputare il campionato di serie B con nove punti di penalizzazione e si vede revocati gli scudetti degli ultimi due anni. Moggi viene indicato e processato ed inibito come l’unico colpevole.

Didier Deschamps è il nuovo allenatore che riparte dallo zoccolo duro dei suoi campioni più rappresentativi: Del Piero, Buffon, e Camoranesi, freschi di titolo mondiale conquistato a Berlino, oltre a Trezeguet e Nedved.

Il 15 dicembre 2006 è una triste data nella storia bianconera: due ragazzi della formazione Beretti, Alessio Ferramosca e Riccardo Neri, perdono la vita in un tragico incidente avvenuto allo Juventus Center di Vinovo. Con una profonda tristezza nel cuore, i campioni bianconeri tornano in campo la settimana successiva e conquistano a Bologna una vittoria decisiva per il ritorno in A, che viene dedicata alla memoria dei due ragazzi scomparsi. A fine campionato Alex Del Piero sarà il capocannoniere della serie B, dopo essere diventato il primatista assoluto in fatto di gol segnati con la Juve.

La stagione successiva, sotto la guida di Claudio Ranieri, vede i bianconeri piazzarsi al terzo posto, e qualificati ai preliminari di Champions League. Capitan Del Piero, protagonista di una stagione eccezionale, vince la classifica dei cannonieri con 21 reti, una in più del compagno Trezeguet. Nel campionato 2008/09 la Juve stenta nella seconda parte di stagione e alcuni risultati negativi che potrebbero mettere a rischio la qualificazione in Champions suggeriscono l’avvicendamento in panchina: Ciro Ferrara sostituisce Ranieri nelle ultime due giornate di un campionato che i bianconeri terminano al secondo posto. Ferrara viene così confermato per la stagione successiva.

A ottobre lascia la presidenza Giovanni Cobolli Gigli: i pieni poteri vanno a Jean-Claude Blanc. La squadra, partita molto bene, incappa però in una serie di infortuni che ne compromettono il rendimento globale. A fine gennaio arriva il cambio di allenatore, con Zaccheroni che subentra a Ferrara. La stagione si chiude con un settimo posto, che significa preliminari di Europa League. La svolta societaria, con la nomina di Andrea Agnelli alla presidenza, il 19 maggio 2010, apre un nuovo capitolo della storia.

Con il suo arrivo Andrea Agnelli porta cambiamenti profondi in società, rinnovando la struttura dirigenziale e chiamando a dirigere l’area sportiva Giuseppe Marotta, che diventerà anche amministratore delegato. Dopo una prima stagione di assestamento, la Juve è pronta per tornare ai vertici. 

Per l’annata 2011/12 la squadra è affidata a una bandiera bianconera, Antonio Conte, e dal mercato estivo arrivano nomi importanti, come Lichtsteiner, Vucinic, Vidal e, soprattutto, Andrea Pirlo. Nonostante gli acquisti però i favori del pronostico vanno ad altre squadre, Milan in testa, ma sin dalle prime giornate si intuisce che qualcosa è cambiato rispetto agli anni precedenti.

Innanzitutto lo stadio: i bianconeri ora hanno una casa tutta loro, lo Juventus Stadium. Un gioiello di modernità, nel quale il pubblico, a ridosso del campo, diventa davvero il 12° uomo. E poi il gioco: Conte riesce a dare ai suoi uomini aggressività e qualità, coniugando spettacolo e risultati. La Juve marcia spedita e non si ferma. Mai. Chiude il campionato imbattuta, trionfa vincendo lo scudetto per la trentesima volta e capitan Del Piero chiude la sua fantastica avventura in bianconero, alzando al cielo l’ennesima coppa. 

La società intanto continua a mietere successi anche fuori dal campo. Viene lanciato, per la stagione successiva, il Liceo Juventus: un progetto innovativo, riservato ai ragazzi del Settore Giovanili, per permettere loro di conciliare al meglio gli impegni sportivi e le esigenze scolastiche. E poi ecco il J-Museum, che viene inaugurato pochi giorni dopo la conquista del tricolore, e che, sorgendo a fianco della stadio, crea un ideale filo conduttore tra una straordinaria storia già vissuta e una leggenda ancora tutta da scrivere.

Conte e i suoi uomini centrano anche la finale di Coppa Italia, dove si arrendono al Napoli, ma si riscattano neanche due mesi dopo, quando a Pechino, proprio contro i partenopei, vincono la Supercoppa Italiana. 

Durante l'estate 2015 la squadra cambia volto. Pirlo, Vidal, Tevez e Llorente salutano, ma arrivano sostituti più che degni: Khedira, Mandzukic, Dybala, Zaza, Cuadrado, Alex Sandro... In tutto sono dieci i giocatori nuovi e la squadra ci mette un po' a carburare, anche se ad agosto arriva già il primo trofeo: la Supercoppa Italiana, conquistata a Shanghai battendo 2-0 la Lazio. In campionato però l'inizio è difficile e dopo dieci partite la Juve è dodicesima, ben lontana dalla vetta. È a questo punto, dopo la sconfitta rimediata a Sassuolo, che capitan Buffon e Patrice Evra, due dei leader dello spogliatoio, “suonano la carica”. Le loro parole sono un richiamo per tutti, anche per loro stessi al dovere e alla responsabilità di indossare una maglia tanto prestigiosa. E non cadono nel vuoto, anzi... Da quel momento la Juve non si ferma più e infila 25 vittorie su 26 partite. Le avversarie sono superate una a una e il 13 febbraio, dopo lo scontro diretto vinto sul Napoli, la Signora ritrova la testa della classifica e non la lascia più. Il 25 aprile, il giorno dopo aver vinto a Firenze, i bianconeri sono a Vinovo per allenarsi, mentre la Roma batte il Napoli. A questo punto anche la matematica si arrende alla cavalcata della Juve, che è Campione d'Italia per la quinta volta consecutiva. È il secondo quinquennio della storia bianconera e ad impreziosirlo arriva un altro successo. Il 21 maggio, nella finale di Roma, Morata firma la vittoria sul Milan che vale la seconda accoppiata Coppa Italia-scudetto. In Italia non c'era mai riuscito nessuno. La Juve ha riscritto la Storia, o meglio l'#Hi5tory, per dirla con il linguaggio dei social network. È insomma una stagione trionfale, nella quale anche la consapevolezza di essere ormai una realtà a livello europeo viene rafforzata: in Champions League la Juve esce agli ottavi di finale contro il Bayern Monaco, ma giocando assolutamente alla pari contro la corazzata tedesca e cedendo solo ai supplementari nella partita di ritorno giocata in Germania. L'amaro in bocca per l'eliminazione sarà spazzato via dai successi in campionato e in Coppa Italia e da quella gara rimarrà solo la certezza di potersela ormai giocare con chiunque, su qualsiasi campo, in qualsiasi competizione.

La certezza è rafforzata ulteriormente dall'arrivo durante l'estate, di altri campioni: Pjanic, Benatia, Dani Alves, Higuain, Pjaca rendono ancor più competitiva una rosa già straordinaria. Il risultato è un campionato condotto praticamente sempre in testa e concluso con il sesto scudetto consecutivo, uno scudetto da #Le6end. In Italia mai nessuno ci era riuscito. Non solo: la Juve per il terzo anno consecutivo centra l'accoppiata con la Coppa Italia, vinta a Roma sulla Lazio e raggiunge ancora la finale di Champions League, dopo aver superato avversari formidabili, come il Porto, il Barcellona e il Monaco. A Cardiff si impone il Real Madrid.

E' il primo successo della nuova stagione che vedrà i bianconeri tornare a confrontarsi con le grandi d’Europa, arrivando sino ai quarti di Champions League, e soprattutto centrare il secondo scudetto consecutivo, arrivato con tre turni di anticipo dopo una cavalcata trionfale, condotta in testa dalla prima all’ultima giornata.

Trionfale è anche la marcia della stagione successiva: ad agosto arriva un'altra Supercoppa italiana e alla fine del campionato la Juve è ancora davanti a tutti. E' il terzo tricolore consecutivo, non accadeva dai tempi del Quinquennio. A rendere il successo ancora più esaltante contribuiscono i numeri impressionanti ottenuti dagli uomini di Conte, a cominciare dai 102 punti ottenuti. E' la stagione dei record.

Quella successiva non è da meno. La rosa è rinforzata dagli arrivi tra gli altri, di Patrice Evra. Roberto Pereyra e Alvaro Morata. Alla guida non c'è più Conte, bensì Massimiliano Allegri, che compie un lavoro straordinario, perfezionando ulteriormente una macchina già oliata. La sua Juve non si ferma, in nessuna competizione: il campionato è vinto staccando la Roma di diciassette punti ed è il quarto scudetto consecutivo. Ma non basta: il 20 maggio 2015 arriva anche la decima Coppa Italia della storia. La Lazio è battuta in finale all'Olimpico, anche se il vero capolavoro i bianconeri lo realizzano in semifinale, andando a vincere 3-0 all'Artemio Franchi contro la Fiorentina e ribaltano così la sconfitta per 2-1 subita nella partita di andata. Se si parla di capolavori però, si deve necessariamente guardare alla Champions League: la Juve supera la fase a gironi come seconda classificata, dietro all'Atletico Madrid e davanti a Olympiacos e Malmoe. Negli ottavi strapazza il Borussia Dortmund (2-1 a Torino, 3-0 in Germania), quindi nei quarti elimina il Monaco. La semifinale mette i bianconeri di fronte al Real Madrid, che parte favorito, ma che viene battuto 2-1 allo Stadium e fermato sull'1-1 al Bernabeu. È finale. Si gioca a Berlino, il 6 giugno e qui ha la meglio il Barcellona di Messi.

Le celebrazioni saranno in grande stile. Domenica prossima contro il Benevento, la Juve indosserà una maglia speciale dal sapore antico, senza sponsor, che sarà venduta in 1897 esemplari. Mercoledì invece chi si presenterà al JMuseum con la maglia ufficiale di questa stagione potrà accedervi gratuitamente. Il 10 novembre, poi, sempre al museo verrà inaugurata “Black and White Times”, una mostra temporanea, curata da Walter Veltroni, che ripercorrerà i 120 anni di Juventus attraverso testi, immagini, film, canzoni e oggetti che hanno segnato i diversi periodi dell’epopea bianconera.

W.A.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

WhatsApp Segui il canale di TorinOggi.it su WhatsApp ISCRIVITI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium