- 16 novembre 2017, 10:00

Il 25 novembre la Compagnia Porta Palazzo porta in scena “La forza granata”

Alle ore 21 sul palco del Cardinal Massaia, dopo i tre sold out della passata stagione

Il 25 novembre la Compagnia Porta Palazzo porta in scena “La forza granata”

Quasi cento anni di storia raccontati in scena dalla compagnia Porta Palazzo nello spettacolo che li vede protagonisti sabato 25 novembre alle ore 21 sul palco del Cardinal Massaia, dopo i tre sold out della passata stagione.

Un ragazzo della primavera del Toro, trovandosi nel salone di un barbiere, viene coinvolto nei racconti del proprietario (tifoso del Toro) quando lo stesso scopre che il giovane è completamente all’oscuro delle prodezze, delle fortune, delle sfortune e degli appuntamenti con il destino che la società in cui gioca ha incontrato e vissuto.

La scena è divisa in due parti: da un lato la postazione del barbiere e dall’altro lo sviluppo della scena che viene raccontata. I cambi di luce scandiscono e accompagnano il pubblico nell’evoluzione del racconto.

Piano piano il ragazzo viene sempre più coinvolto dagli aneddoti raccontati dal barbiere, che esalta e spiega il significato di alcune scelte e decisioni. Si racconta di Mazzola, del trio Nizza, di Bacigalupo, dei fratelli Ballarin, della farfalla granata (Meroni) di Sala e Pulici, insomma tanti personaggi nel cuore di tutti, tifosi e non.

La conclusione è un’emozione suscitata dalla forza e passione che questa squadra mette sempre in campo e dal messaggio che il barbiere lancia al ragazzo, facendolo appassionare alla squadra nella quale gioca!

La storia del Toro è unica, la più particolare del mondo del calcio. Mai tanta letteratura, mai tanti aneddoti, mai tante coincidenze hanno riguardato una squadra di calcio. La squadra granata ha sempre rappresentato una filosofia di vita, un continuo lottare contro le difficoltà che riserva la strada che porta dritta alla leggenda.

Il Grande Torino, così era conosciuta la squadra degli invincibili che dominò la scena italiana ed internazionale nel pre e dopoguerra, riesce ad appassionare tutti, perché appartiene a tutti. E’ la storia di uomini straordinari, sconfitti solo dal fato. E’ la storia di un’Italia devastata dalle atrocità della guerra che in loro ritrovava la propria dignità, la speranza di una ripresa, il motivo per essere di nuovo orgogliosi.

Gigi Meroni, invece, legato indelebilmente alla maglia granata, era un simbolo di rivoluzione, un artista, un amante eccezionale ed un campione imprevedibile. Un ribelle no, un sognatore sì. 

Strappato alle braccia (poco) tenere di un’esistenza caratterizzata da fortissimi impulsi per via di un tragico, fatale e beffardo incidente.

Infine, tempi moderni e quell’ultima gioia che ha lasciato ora un grande vuoto, colmato solo dalla speranza e dalla memoria. Perché il Toro vive e vive grazie ai valori che lo hanno sempre mantenuto in vita.

Spettacolo riveduto in alcune parti e impreziosito grazie alla collaborazione del Museo del grande Torino: Simona Cavallo e Paolo Pupillo hanno partecipato alle prove per meglio precisare alcune date e dettagli di una storia che non ha eguali.

R.G.

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