Calcio - 19 febbraio 2018, 08:00

ESCLUSIVO, PARLA UN ARBITRO DI CALCIO - "E' ora che qualcuno difenda la categoria"

Intervista in forma anonima ad un direttore di gara impegnato nei campi dall'Eccellenza alla Prima Categoria piemontese. E non finisce qui...

ESCLUSIVO, PARLA UN ARBITRO DI CALCIO - "E' ora che qualcuno difenda la categoria"

Clamoroso su Torinosportiva.it: udite, udite, questa volta parla un arbitro. Si rompe il muro del silenzio per consegnare il microfono ad una giacchetta nera (o meglio, giallo evidenziatore) che in teoria non potrebbe parlare e rilasciare interviste. "Sì, adesso basta. Almeno in Piemonte a livello dilettantistico è ora che qualcuno difenda la categoria. E' ora di dare un messaggio e qualche spiegazione in più sul nostro mondo che può essere utile a chi viene al campo, a chi urla dalla tribuna, a chi legge i giornali e le notizie sul web. E certamente anche a chi subisce qualche ingiustizia per qualche errore commesso in buona fede...".

Abbiamo deciso di dividere in due parti l'intervista. Quindi non perdetevi la seconda parte, che sarà pubblicata tra domani e dopodomani, e che verrà arricchita da un nuovo contributo da parte di un altro arbitro piemontese. Oggi, però, il microfono è già aperto per la prima giacchetta nera disponibile a parlare con noi. Non vi riveleremo nome, cognome, età, sesso, tantomeno la sezione di "mister x", che potrebbe essere quella di Nichelino piuttosto che quella di Collegno, Vco, Torino, Cuneo, Asti, Pinerolo, Alessandria...

SI PARTE - PAROLA AD UN ARBITRO PIEMONTESE che ogni domenica è impegnato tra Eccellenza e Promozione. Grazie per la tua disponibilità: "E' un piacere. Ogni settimana leggo qualcosa che riguarda la nostra categoria. Le polemiche non spariranno mai, fanno parte del gioco, ma sono stufo del silenzio che ci viene imposto e voglio dire alla gente chi siamo, quanta passione mettiamo in campo, quanto viviamo l'attesa della partita, quanto sfidiamo noi stessi per sbagliare il meno possibile. So che c'è stato settimane fa un incontro tra arbitri, capitani e dirigenti e sono contento di questo. E' un primo passo avanti importante...".

Non sappiamo quasi da dove iniziare, ma la prima domanda è scontata: siete soli contro tutti, non riuscite quasi mai a mettere tutti d'accordo. Perchè fare l'arbitro? "E' semplice, quando esci dal campo e sai che hai arbitrato bene ti senti come un giocatore che ha fatto gol. La sensazione è proprio quella di una rete segnata, un'estasi, una soddisfazione interiore che non si può spiegare a parole. In quei momenti ti senti bene tu e sai di aver fatto qualcosa di bello e positivo per gli altri, dai giocatori agli allenatori, fino al pubblico. Poi, certo, c'è chi aveva un genitore arbitro e ha ereditato una passione, c'è chi giocava a calcio e arbitra perchè non può più giocare, c'è chi ama prendersi responsabilità e decidere in prima persona anche in altri contesti e per questo passa da un campo di calcio...Ci sono tanti motivi per iniziare ad arbitrare e non nego che qualche giovane collega all'inizio dice "...così posso andare gratis allo stadio". Questo, però, è un pensiero che può durare qualche giorno e solo all'inizio dell'attività, perchè chi vuole fare strada lo stadio non lo vedrà quasi mai. Sì, perchè sarà in campo ad arbitrare a quell'ora e non vedrà l'ora di farlo...".

Passione o denaro? I soldi quanto contano? E quanto guadagnate? "Sono onesto, credimi...è l'ultima cosa che guardo quando arriva la designazione, anche perchè veniamo pagati a fasce chilometriche. Un arbitro di Promozione, mediamente, guadagna 150-200 euro e scende in campo tre-quattro volte al mese. E' bene che la gente sappia che se un giocatore di serie D o Eccellenza può vivere ancora di calcio, magari meno bene di 10-15 anni fa quando giravano altri soldi, l'arbitro che opera nel mondo dilettantistico non vive invece affatto di questo. Come si può pensare di campare con quella cifra o poco più? A partita puoi prendere un minimo di 35 euro e mediamente una cinquantina di euro, spese escluse. Se arbitri nel tuo comune, che sia Terza Categoria o Eccellenza, non cambia niente. Percepiamo più soldi soltanto sulla base di raggi chilometrici. Lo stesso discorso vale per gli assistenti. Lo scalino più grande è quello tra Eccellenza e serie D. Sulla base di medie-voto gli arbitri più bravi entrano a far parte della Cai, Commissione Arbitri Interregionale, e vanno a dirigere gare in altre regioni. Le successive valutazioni li porteranno a salire o meno di livello. Sotto la serie D si parla sempre di 40-50 euro che si possono prendere a partita, ma a questi vanno aggiunti i rimborsi per aerei, hotel, pranzi...Naturalmente c'è chi vola o prende il treno il sabato e chi parte in macchina la domenica e raccoglie i colleghi assistenti. E' sempre tutto organizzato nei minimi dettagli".

Non prendiamoci in giro: l'arbitro passa troppo spesso agli occhi degli addetti ai lavori come un extraterrestre, un'entità fuori dal mondo, una figura altezzosa e antipatica. Ci sono giocatori che hanno queste sensazioni, e ce le raccontano da anni, già nella lettura delle distinte negli spogliatoi. Ma perchè? E' vero che sembra che mettiate uno scudo per cautelarvi? Cosa ti spaventa quando sei al campo? "Potrebbero volerci ore a rispondere a questa domanda, perchè bisognerebbe passare dal fare commenti a livello sociologico e culturale della nostra società. Mi salvo in corner e dico...mi spaventa una cosa su tutte, ovvero non arbitrare bene. Non mi spaventano occhiatacce negli spogliatoi, insulti, righe sulle macchine, risse e possibili fughe per non prendere mazzate. Arbitrare male, credimi, è l'unica cosa che mi fa paura. Un buon arbitro è quello che non è ossessionato dal pensiero di riuscire ad accontentare la totalità delle due squadre, perchè non è quello il nostro obiettivo. Un buon arbitro è quello che esce dal campo sapendo di aver sbagliato il meno possibile e di essersi comportato a modo, sfidando ogni ostacolo. A volte qualche casino lo combiniamo anche noi, questo è ovvio...Ultimamente, per esempio, ho letto che un collega avrebbe fatto intendere al Carignano che qualche errore commesso sul campo poteva essere la conseguenza del fatto che non si erano presentati coi loro dirigenti al raduno tra dirigenti e arbitri del giorno prima. Questa è follia. Se parliamo così meglio stare a casa perchè poi arrivano i danni e non possiamo lamentarci. Ripeto, non so se quell'arbitro abbia mai detto una cosa del genere, ma se è vero io lo sospenderei subito. Bisogna pensare che la domenica dopo ci sarà un collega a pagare dazio per quelle parole, perchè certe molle in quell'ambiente ormai saranno scattate....Comunicare bene e non alzare i muri è fondamentale. Non penso che sia possibile lavorare sul rapporto con il pubblico o con i giocatori, penso invece che un problema ad oggi sia quello del rapporto con dirigenti e allenatori. Si urla per una rimessa laterale, che sembra una tragedia...una volta chiudiamo un occhio, poi ne chiudiamo due, poi ci tappiamo le orecchie, ma è ovvio che per qualcuno col passare dei minuti ci rendiamo antipatici e questi personaggi dovrebbero contestualizzare le situazioni, ragionare, evitare di gridare per una rimessa o un fuorigioco e capire che a lungo andare protestare può solo tornare loro contro. Ci va buon senso. Ci dicono le società che dobbiamo avere rispetto per i loro investimenti e per i loro sacrifici. Vale anche per noi. Siamo persone, non siamo robot. Proviamo una volta ad aiutare gli arbitri, innanzitutto con uno stile di comportamento diverso da quello ormai diffusosi sui campi di calcio, e vediamo come va a finire...?".

Aggiungiamo un po' di pepe. E' vero che ci sono arbitri che si legano al dito certe situazioni o che segnalano certe squadre ai colleghi? "Ti fermo subito. Se un arbitro parte da casa per andare a castigare una società, va fermato e farà sicuramente una brutta prestazione. Se si fanno i chilometri con questi pensieri, e so che magari a livelli più bassi come nelle giovanili o in Seconda e Terza Categoria può capitare, è meglio la domenica andare al lago o in montagna. Io penso solo a sbagliare il meno possibile e ti dico di più...è facile capire se hai fatto una cazzata. Non ci pensi più? Hai scelto bene. Ci pensi per parecchi secondi? Hai sbagliato. Quello è il momento peggiore, perchè nei minuti successivi a quello che il tuo cervello ritiene un errore commesso è meglio che non succeda nulla di particolare. Dopo che hai la certezza di aver sbagliato non ci sei con la testa, magari per qualche istante, magari per minuti interminabili. Sono queste le situazioni che dobbiamo azzerare. Compensazioni? Lo ammetto, qualche volta sul mezzo fallo a metà campo o su una rimessa dubbia da assegnare tendo psicologicamente a non scontentare nessuno, anche perchè sono i nostri stessi responsabili a consigliarlo. Ma si parla di situazioni mai decisive e di episodi marginali. Sui rigori assolutamente no, mai pensato a compensare un eventuale errore precedente".

Mai fatto tardi il sabato sera prima di arrivare la domenica al campo? "Ottima domanda, perchè la gente deve sapere come ci comportiamo. Finalmente posso parlare anche a nome di tantissimi colleghi. L'arbitro è quello studente o quel lavoratore che si allena due-tre volte a settimana perchè per essere al campo deve superare molti test fisici e atletici. E' quello che il sabato va a dormire presto dopo il posticipo di serie A, che non conosce la discoteca se non a giugno e luglio. L'arbitro è quello che fa la colazione prestissimo e il pranzo alle 10.30-11 con pasta in bianco e prosciutto, quello che organizza coi colleghi nei minimi particolari le trasferte, l'abbigliamento adatto...".

A proposito: quanto ti informi? Cosa sai dei giocatori della categoria? Leggi i giornali e le notizie sui siti web? "L'arbitro, a mio avviso, è una delle maggiori figure che deve sapere di calcio. Informarsi è giusto, ma soprattutto necessario e utile. Passiamo da rompiscatole e pignoli, ci dicono che così facendo partiamo prevenuti, ma non è vero. Io e tanti colleghi prendiamo informazioni sulle classifiche, sulle notizie che riguardano le squadre che andiamo ad arbitrare, sugli ambienti, sul fatto che possa scendere in campo una punta veloce o lenta, un capitano dal carattere pacato o magari incontenibile...In Eccellenza e Promozione gli arbitri dialogano molto, anche se le sezioni sono diverse".

Hai mai ricevuto pressioni? "Personalmente no. So che in alcune società è una moda parlare in certi modi agli arbitri per cercare di ottenere una direzione di gara più vicina ai propri interessi. Quella è la fine del calcio. Non abbiamo bisogno di quelle parole e di quei consigli. Siamo lì per fornire un servizio e perchè ci piace ricoprire questo ruolo, quindi è bene che tutti sappiano che le parole pesano, in tutti i sensi. Qualcuno lo dimentica. Salendo di livello, comunque, queste situazioni tendono a scomparire. Per sdrammatizzare posso dire che ho visto giocatori corteggiare o cercare di recuperare il numero di telefono di qualche collega donna. Nel dilettantismo può succede anche questo. Altro che pressioni...".

Un tema caldissimo prima di rimandare i lettori all'appuntamento con la seconda parte. Referti e...referti gonfiati: puoi spiegarci con quale stato d'animo l'arbitro compila il rapporto sulla gara da spedire in Lega? "Io faccio parte degli arbitri che inviano il referto la domenica sera dopo cena o il lunedì mattina, visto che la mail si può mandare entro le 10. Si tratta di un file Excel precompilato che contiene dati, minuti, ammoniti, espulsi e anche un supplemento di rapporto. In più ci sono le distinte e il rapportino che consegniamo anche alle società al termine delle partite. E' un mini-riassunto della partita che finisce in Lega. Poi c'è anche chi vuole o preferisce compilarlo subito dopo la fine della partita...Referti gonfiati che portano a squalifiche spropositate? L'arbitro deve attenersi a ciò che ha visto e annotato e segnalare ciò che ritiene grave e intollerabile. Il referto non dovrebbe mai essere un foglio di carta sul quale sfogarsi dopo aver ricevuto degli insulti, per questo va compilato qualche ora dopo la partita nelle migliori condizioni psicologiche. Posso assicurare che non ho mai sentito colleghi rivelarmi di aver calcato la mano appositamente. E' un modo di fare che non ci appartiene e non ha alcuna utilità. Noi non dobbiamo giocare a creare la più lunga lunga lista dei cattivi o fare da paladini della giustizia, ma dobbiamo segnalare in Lega le situazioni più scomode e delicate nel migliore dei modi. Non è facile, certo. I rischi che corriamo sono molti, affrontiamo musi duri da tutte le parti e cerchiamo di evitare errori tecnici e di concentrazione, ma il nostro compito è quello di non perdere la testa. Le società, d'altro canto, è giusto che ripensino più spesso alle parole dette dai propri tesserati, ai modi e ai comportamenti utilizzati. Non si può sempre cadere dalle nuvole quando viene pubblicato il comunicato del Giudice sportivo indicando noi come unici responsabili. Mi auguro che chi leggerà questa intervista sia stimolato a partire dalla prossima partita a contribuire al bene del sistema anche con un piccolo gesto che può essere di grande aiuto per l'arbitro".

Nella seconda parte dell'intervista (che sarà pubblicata nei prossimi giorni) il direttore di gara piemontese ci parlerà della formazione e preparazione degli arbitri, del rapporto con gli osservatori, delle pagelle sui giornali, dell'obbligo di non rilasciare interviste ai giornalisti, dell'attesa della partita, dei gruppi WhatsApp con i colleghi e di tanto altro ancora...

Michele Rizzitano

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