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Basket | 17 giugno 2018, 05:29

Crocetta: 70 anni di canestri, tra vip, giovani atleti e vecchi giocatori dai capelli bianchi (FOTO e VIDEO)

Cerimonia ufficiale per la società salesiana che rappresenta un'istituzione nel mondo del basket torinese, ma anche nella formazione dei ragazzi. Nel ricordo del mitico Zio Ballin, con il coach della Nazionale Meo Sacchetti e altri grandi personaggi

Crocetta: 70 anni di canestri, tra vip, giovani atleti e vecchi giocatori dai capelli bianchi (FOTO e VIDEO)

Sette decenni trascorsi a insegnare ai ragazzi a fare canestro. Ma soprattutto a cercare il proprio spazio non solo su un campo da basket, ma anche nella vita. La società Don Bosco Crocetta, da quando esiste nella sua struttura di via Piazzi, ha sempre rappresentato qualcosa in più rispetto alla semplice attività sportiva. Ha sembre riservato un occhio di riguardo alla formazione umana, prima che cestistica, dei ragazzi che hanno frequentato le sue giovanili. E oggi, celebrando i suoi 70 anni, ha ribadito con orgoglio un palmares che difficilmente finisce sull'albo d'oro, ma che nessuno che è passato di qui può scordare.

La conferma è arrivata dalla presenza, in mezzo ai rappresentanti delle istituzioni e dei ragazzi che attualmente fanno vivere le categorie dal minibasket alla prima squadra, anche di tanti ex-crocettini. Con qualche capello bianco (o in meno), qualche chilo in più, ma negli occhi ancora quel modo di vedere e intendere la vita che gli è stata trasmessa quando si correva e si sudava sul parquet della palestra o a Saint Jacques, in valle d'Aosta, sede del ritiro estivo. Un altro momento formativo fondamentale per chi ha vissuto la Crocetta: fonte di lezioni e apprendimento sportivo, ma anche di amicizie e aneddoti che ancora oggi vengono raccontati, tra risate e nostalgia.

E così, seduti tra le fila del teatro del primo piano dell'oratorio, si trovano vecchi e giovani giocatori. Alcuni anche con mogli e figli per mano. Tutti si sciolgono in un sorriso e in un abbraccio, rivedendo volti dispersi magari da diversi decenni e che non sempre i social riescono a mantenere abbastanza "vicini". E poi ci sono mostri sacri del basket italiano come Davide Pessina, ex giocatore di primissimo livello e oggi autorevole commentatore, oppure il coach Meo Sacchetti, attualmente titolare della panchina della Nazionale, oltre che della Vanoli Cremona.

Un mondo intero, insomma.

Che ha sempre orbitato intorno a un uomo di poche parole, ma dallo spessore umano enorme. Valentino Ballin, per tutti "lo zio". Un burbero dal cuore d'oro, che con lo sguardo accompagnava dal suo stanzino nel sottoscala ogni ragazzo che entrava in palestra, trascinando la borsa della società e magari correndo per recuperare qualche minuto di ritardo.
Una presenza discreta, ma fondamentale. Tutto era nelle mani dello Zio, all'epoca: dalle chiavi della mitica sala dei trofei (perché alla Crocetta si vince pure, oltre a educare i giovani) ai cassetti dove stavano ordinatamente piegate le divise da gioco, più o meno d'epoca. Quelle più antiche - quelle "degli americani", come diceva lui - erano un vero reperto storico da custodire con cura. Perché la Crocetta nasce da un'intuizione di alcuni chierici statunitenzi, ma poi è stata portata avanti proprio dallo Zio. E infatti, quando sullo schermo del teatro si proietta la sua foto, l'applauso è incontenibile, spontaneo, a coprire anche la voce di chi in quel momento sta parlando dal palco.

E poi parte il coro, quasi un inno ufficioso della Crocetta: quel "Balin / Balin / Balin" a ritmo sempre più incalzante che saltava sempre fuori, in ogni momento di festa. E che lo Zio sembrava voler mettere a tacere, quasi infastidito, ma che in realtà amava molto. Perché arrivava dal cuore dei suoi ragazzi.

E i suoi ragazzi, buona parte di loro, si è data appuntamento per soffiare idealmente su 70 candeline. Perché ogni giovane cestista era innanzitutto un progetto di uomo che lo Zio voleva far diventare innanzitutto realtà, educato e rispettoso dei valori che la Crocetta - ambiente salesiano - porta con sé. Ma anche il look dei ragazzi era un aspetto su cui Ballin non transigeva: orecchini, capigliature troppo lunghe o eccessive venivano puntualmente rimproverate, anche se bonariamente.

Il "Bestia!" che fuoriusciva dallo stanzino-ufficio era un termometro efficace ed esatto di quale fosse il limite di sopportazione che lo Zio aveva raggiunto. Ma sempre in maniera affettuosa e protettiva. Lui, i suoi ragazzi, non li lasciava mai.
Come quando, nell'ombra, si metteva in alto sulla balconata a osservare allenamenti e partite nella palestra che oggi porta il suo nome. Un po' per avere conferma che rispetto delle regole e disciplina fossero l'abitudine, un po' per seguire l'andamento delle gare. E non mancavano "puntate" negli spogliatoi, durante l'intervallo, quando le poche, rare e preziose parole potevano stimolare una squadra intera.

Non sono mancati poi messaggi di importanti rappresentanti dello sport italiano: sia Giovanni Malagò che Gianni Petrucci hanno mandato un pensiero. "E' un onore celebrare le nozze di ferro tra Crocetta e lo sport  - ha scritto il presidente del Coni -, ma Crocetta soprattutto significa un mondo che ruota intorno a un oratorio salesiano, ambiente cui sono particolarmente legato. Un patrimonio di esperienza di vita che ha contribuito alla crescita di moltissimo giovani".

"I settanta anni di storia per la Crocetta  - ha aggiunto il presidente della Federazione Italiana Pallacanestro - raccontano quella che è anche un po' anche la mia storia, possiamo dire di essere coetanei. E la mia storia comprende anche la gioventù trascorsa presso i salesiani".

Massimiliano Sciullo


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