Un’ora prima della partita al PalaVela non c’è quasi nessuno: poco pubblico, qualche addetto ai lavori, i ragazzi delle giovanili che passano la palla ad Hobson che tira da solo a canestro. La zona con i divanetti è stata sgombrata, un ragazzo aggiusta i led a bordo campo, che sembrano non voler più funzionare.
Poi il palazzetto inizia a riempirsi, la squadra entra in campo al completo e il pubblico applaude, senza fermarsi, almeno per un minuto. Arriva il momento di Comazzi e Galbiati e sono ancora applausi, tanti applausi, di tutti i 3404 spettatori del PalaVela.
Inizia la partita, ma non è la cosa più importante: nel silenzio assoluto e irreale del PalaVela, Torino vola subito in vantaggio, la grinta di Jaiteh, la precisione di Moore e il cuore di capitan Poeta dicono +9 dopo 10' (26-17). Intanto la curva termina lo “sciopero silenzioso” ed inizia la contestazioni: “Debiti, falsità e poi la penalità… non avete nessuna dignità” è il primo striscione esposto dai tifosi gialloblù, accompagnato da cori contro l’ex presidente Forni.
In campo Poeta, Hobson e Anumba respingono gli assalti degli avversari, ma sugli spalti il tempo è scandito dai cori e dagli striscioni degli ultrà: dopo Forni è il turno di Petrucci e della Lega (“LBA e Petrucci solita storia vino e tarallucci”). E intanto dopo 20’ il tabellone luminoso dice +17 per Torino (52-35).
Nella ripresa l’Auxilium accelera ancora e senza alcuna difficoltà vola fino al +23 (61-38), i tifosi apprezzano e srotolano l’ennesimo striscioni contro Forni “Non paghi i dipendenti e chiami noi pezzenti?”. +22 alla fine del terzo quarto.
L’ultima frazione sembra quasi una festa: coach Galbiati da spazio a tutti - in campo anche i giovani Stodo e Guiana - e prepara le standing ovation per capitan Poeta, Hobson, Moore e Jaiteh, eroi di una salvezza raggiunta sul campo. Ma non è una festa, è il congedo di Torino dalla Serie A.
Finale 93-71, Torino retrocessa in Serie A2.