“Eugenio Bersellini il sergente buono” è il titolo della mostra che sabato 12 alle 16 sarà inaugurata al museo del Grande Torino a villa Claretta Assandri in via La Salle a Grugliasco per ricordare l’allenatore che guidò il Toro dal 1982 al 1984; fu anche dirigente sportivo e calciatore italiano, un centrocampista. Soprannominato “il sergente di ferro” per i suoi duri metodi d’allenamento, ottenne i maggiori successi della sua carriera alla guida dell’Inter con cui vinse un campionato italiano e due Coppe Italia, una terza la vinse alla guida della Sampdoria; in totale sono 490 le panchine in serie A.
Cultore di un’inflessibile etica lavorativa, possedeva una profonda conoscenza dei suoi giocatori, dal lato umano prim’ancora che da quello professionale: ne derivò un credo calcistico che fece del pragmatismo la sua arma migliore, con formazioni dall’atteggiamento sparagnino e dal gioco muscolare e spigoloso; nel solco di un calcio all’italiana, ruvido dietro ed armonioso davanti, del quale Bersellini, insieme a colleghi come Osvaldo Bagnoli, Ottavio Bianchi e Giovanni Trapattoni, è stato tra gli ultimi teorici.
“Aveva la faccia da duro Bersellini – scriveva Michele Dalai su Sportweek pochi giorni dopo la sua morte due anni fa – naso piatto e fronte larga, le orecchie come i cavolfiori del rugbista da mischia e i modi spicci solo in apparenza. Bastava conoscerlo un po’ meglio per capire che era un buono e preferiva far parlare il campo senza perdersi in moine. Quella faccia e le mani pesanti di contadino buono, quel modo di stare in campo e di prendere la vita lo rendono un riferimento per tutti”. “Passava per sergente di ferro – disse il fantasista nerazzurro Evaristo Beccalossi – ma il suo bene lo dava tutti i giorni insegnandoci a vivere”.
“Non sono di quelli che lancia proclami, – diceva Bersellini di sé in un’intervista rilasciata sulla rivista ‘Alè Toro’ nel 1983 – che arriva in un posto e dice di rimanerci per tutta la vita; io sto bene da tutte le parti perché lavoro sempre con lo stesso amore e la stessa voglia: oggi sono al Torino e l’unica cosa che per me conta è il Torino”. La mostra sarà visitabile fino al 17 novembre, il sabato dalle 14 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 19 con ultimo ingresso alle 18; sono possibili visite fuori dall’orario di apertura da lunedì a venerdì, ma solo su prenotazione. Per motivi di sicurezza si possono effettuare solo visite guidate e per accedere ad ulteriori informazioni occorre scrivere all’indirizzo info@museodeltoro.it oppure telefonare dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18 al numero 333/98.59.488.