- 07 ottobre 2019, 16:06

Mostra fotografica per ricordare Eugenio Bersellini al museo del Grande Torino di Grugliasco

Cultore di un’inflessibile etica lavorativa possedeva una profonda conoscenza dei suoi giocatori, dal lato umano prim’ancora che da quello professionale. Inaugurazione il 12

Mostra fotografica per ricordare Eugenio Bersellini al museo del Grande Torino di Grugliasco

“Eugenio Bersellini il sergente buono” è il titolo della mostra che sabato 12 alle 16 sarà inaugurata al museo del Grande Torino a villa Claretta Assandri in via La Salle a Grugliasco per ricordare l’allenatore che guidò il Toro dal 1982 al 1984; fu anche dirigente sportivo e calciatore italiano, un centrocampista. Soprannominato “il sergente di ferro” per i suoi duri metodi d’allenamento, ottenne i maggiori successi della sua carriera alla guida dell’Inter con cui vinse un campionato italiano e due Coppe Italia, una terza la vinse alla guida della Sampdoria; in totale sono 490 le panchine in serie A.

Cultore di un’inflessibile etica lavorativa, possedeva una profonda conoscenza dei suoi giocatori, dal lato umano prim’ancora che da quello professionale: ne derivò un credo calcistico che fece del pragmatismo la sua arma migliore, con formazioni dall’atteggiamento sparagnino e dal gioco muscolare e spigoloso; nel solco di un calcio all’italiana, ruvido dietro ed armonioso davanti, del quale Bersellini, insieme a colleghi come Osvaldo Bagnoli, Ottavio Bianchi e Giovanni Trapattoni, è stato tra gli ultimi teorici.

“Aveva la faccia da duro Bersellini – scriveva Michele Dalai su Sportweek pochi giorni dopo la sua morte due anni fa – naso piatto e fronte larga, le orecchie come i cavolfiori del rugbista da mischia e i modi spicci solo in apparenza. Bastava conoscerlo un po’ meglio per capire che era un buono e preferiva far parlare il campo senza perdersi in moine. Quella faccia e le mani pesanti di contadino buono, quel modo di stare in campo e di prendere la vita lo rendono un riferimento per tutti”. “Passava per sergente di ferro – disse il fantasista nerazzurro Evaristo Beccalossi – ma il suo bene lo dava tutti i giorni insegnandoci a vivere”.

“Non sono di quelli che lancia proclami, – diceva Bersellini di sé in un’intervista rilasciata sulla rivista ‘Alè Toro’ nel 1983 – che arriva in un posto e dice di rimanerci per tutta la vita; io sto bene da tutte le parti perché lavoro sempre con lo stesso amore e la stessa voglia: oggi sono al Torino e l’unica cosa che per me conta è il Torino”. La mostra sarà visitabile fino al 17 novembre, il sabato dalle 14 alle 19 e la domenica dalle 10 alle 19 con ultimo ingresso alle 18; sono possibili visite fuori dall’orario di apertura da lunedì a venerdì, ma solo su prenotazione. Per motivi di sicurezza si possono effettuare solo visite guidate e per accedere ad ulteriori informazioni occorre scrivere all’indirizzo info@museodeltoro.it oppure telefonare dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18 al numero 333/98.59.488.

Massimo Bondì

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