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| 06 giugno 2017, 07:29

IL PERSONAGGIO - Kiri Tontodonati, italiana per amore: "L'Italia era nel mio destino"

Dall'Australia a Torino per amore di Matteo Tontodonati, Kiri ha regalato all'Italia un bellissimo bronzo europeo la settimana scorsa: "È stato meraviglioso, perché io e Stefania Gobbi non ce l'aspettavamo"

Foto di Mimmo Perna

Foto di Mimmo Perna

È un periodo splendido per Kiri Tontodonati, 23 anni ancora da compiere (li farà soltanto il prossimo 4 settembre), atleta del CUS Torino che ha vinto la medaglia di bronzo agli Europei di Canottaggio disputati a Racice, in coppia con Stefania Gobbi. Un successo che la torinese d’adozione ha bissato nel weekend vincendo il titolo italiano nel singolo ai Campionati Italiani Assoluti disputati all’Idroscalo di Milano. Successi importanti per questa giovane atleta in rampa di lancio, nata in Australia, nella bellissima Sidney, città sognata da tanti giovani italiani. È stato il destino a portarla in Italia, più precisamente a Torino, attraverso una storia bella e romantica, che lasciamo raccontare a lei.

Ciao Kiri e complimenti per i risultati che stai ottenendo. Partiamo dall’Europeo e dalle emozioni che ti ha regalato la medaglia vinta con Stefania Gobbi a Racice.
«È stato un risultato incredibile, perché noi avevamo affrontato questa competizione allo scopo di fare esperienza, non ci saremmo mai aspettate un risultato del genere al primo anno nella categoria senior. Volevamo soltanto confrontare il nostro livello con quello delle avversarie e abbiamo scoperto che era più alto del previsto. È stato meraviglioso».

Non male come risultato, visto che siamo all’inizio di un nuovo quadriennio olimpico.
«Si, fa ben sperare in ottica futura, perché questo è l’anno in cui si possono prendere dei rischi e fare delle prove particolari, cose che non puoi fare nell’anno olimpico».

Nel weekend è arrivato un nuovo successo.
«Ho vinto il mio primo titolo italiano senior nel singolo. È stata una settimana pazzesca».

La stagione non poteva iniziare in un modo migliore.
«Davvero. Le prime gare nazionali sono state molto positive, anche perché sono appena salita di categoria e so che il livello è molto più alto. Non mi aspettavo di andare così bene. Finora non ho accusato questo salto. Non devo però abbassare la guardia, perché agli Europei non ci sono nazioni particolarmente forti come Nuova Zelanda e Australia che dovremmo incontrare invece ai Mondiali di Lucerna».

Come ti trovi con Stefania Gobbi?
«Molto bene, ci siamo conosciute in occasione del Mondiale Under 23, dove siamo arrivate quarte nel “quattro di coppia”, poi abbiamo vinto l’argento ai Campionati Mondiali Universitari nel Quattro Senza. Quindi ci hanno messo nel doppio e ci siamo trovate subito bene. Il nostro segreto è che siamo diverse e ci completiamo».

Quando vivevi in Australia già praticavi questo sport ad alto livello?
«Si, ho vinto diversi titoli nazionali a livello junior, anche se non ho mai gareggiato per la nazionale australiana».

Anche perché sei andata via prima.
«Mi sono trasferita in Italia nel 2013, appena diciottenne e due  anni dopo mi sono sposata con Matteo, dal quale ho anche preso il cognome».

Insomma sei diventata italiana per amore; come vi siete conosciuti?
«È stato il destino. Mio marito, allora diciannovenne, si era trasferito in Australia per imparare l’inglese. Ci siamo conosciuti in un fish & chips a Sidney, quando io avevo sedici anni. Lui ancora non parlava inglese, io non sapevo una parola di italiano, ma entrambi avevamo questa grande passione per il canottaggio. Quante possibilità c’erano di conoscere un ragazzo italiano con la mia stessa passione, in un comune fish & chips di una città grande come Sidney? Tre anni dopo mi sono trasferita in Italia e due anni fa ci siamo sposati. Una storia da film».

Come ti sei trovata in Italia?
«Mi sono sentita subito a casa e l’Australia non mi manca moltissimo, perché qui sto molto bene. Mia mamma non è felicissima, perché siamo lontane, ma ormai io mi sento torinese. Questa è la mia città».

Che impressione ti ha fatto Torino?
«Bellissima, perché questa città ha una doppia faccia: da una parte è una grande città, ma dall’altra ha le caratteristiche di un piccolo paese. Ha tutto ciò che deve avere una metropoli, ma dall’altra parte è a misura d’uomo. È una città vivibilissima, la gente è disponibile e aperta al dialogo, tanto che nella zona in cui vivo conosco tutti. Inoltre d’estate Torino è splendida, c’è tanto verde, la amo».

Sei finita in una famiglia di sportivi.
«Si, non esiste un Tontodonati che non fa nulla (ride ndr). Federico è un importante marciatore, mio marito Matteo lavora per la federazione di Canoa, mentre mio suocero Mauro, oltre ad allenare me nel canottaggio, allena anche Federico nella marcia. Poi c’è pure Letizia che si sta togliendo tante soddisfazioni sempre nel canottaggio».

Quali sono i tuoi obiettivi?
«Allora, per quanto riguarda questa stagione, spero di togliermi ancora tante soddisfazioni e fare il massimo possibile. Non ho grandi aspettative, ma voglio crescere tanto. Il sogno, ovviamente, è quello di andare ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e rappresentare l’Italia»

Giorgio Capodaglio

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