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In Breve

| 26 giugno 2020, 09:59

Il ministro Spadafora critico sul “no” agli sport di contatto del Comitato tecnico scientifico

Lungo post su Facebook del responsabile del dicastero dello sport

Vincenzo Spadafora

Vincenzo Spadafora

Da giorni vediamo persone che giocano nelle piazze, nelle strade, sulle spiagge e nei parchi pubblici: ritengo più giusto e più sicuro giocare nei centri sportivi seguendo le regole previste dalle Regioni.

Resta fondamentale il parere dei medici, ma non si può ignorare il contesto: il Governo ha il dovere di assumersi la piena responsabilità di ogni decisione. 

Per questo ho scritto al Presidente Giuseppe Conte e al Ministro Roberto Speranza: so bene quanto importante sia il rispetto delle norme di distanziamento fisico, ma non credo si possa prescindere dall’osservazione empirica di quanto accade sotto i nostri occhi. 

Diventa sempre più difficile spiegare il motivo di posizioni del tutto intransigenti e, nello specifico, dell'impossibilità di individuare soluzioni e percorsi che, a certe condizioni, possano consentire la ripresa degli sport di contatto e soprattutto delle attività sportive amatoriali.

L’attuale situazione sta determinando un duplice effetto negativo: da un lato, migliaia di Associazioni sportive dilettantistiche e Società sportive dilettantistiche sono costrette a cessare le proprie attività e a licenziare di fatto i propri collaboratori; dall’altro, gli sforzi sinora compiuti rischiano di essere seriamente compromessi.

Per altro verso, non può sfuggire che le risorse messe a disposizione per il sostegno al mondo delle ASD e le SSD non siano pienamente sufficienti a soddisfare tutti i bisogni che, nei prossimi mesi, potrebbero accrescersi.

Le valutazioni non spettano esclusivamente al CTS ma al Governo, nella piena assunzione delle proprie responsabilità e tenendo conto del contesto generale”.

Lo scrive sul proprio profilo Facebook il ministro Vincenzo Spadafora a proposito del “no” agli sport di contatto pronunciato dal Comitato tecnico scientifico.

W.A.

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