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In Breve

| 26 luglio 2020, 23:35

La nona sinfonia tricolore della Juve, la meno emozionante

Dopo i tre scudetti sotto la guida Conte e il quinquennio con Allegri, il primo dell’era Sarri non ha regalato quello spettacolo che era stata la premessa con cui era stato scelto il tecnico toscano. La vittoria bianconera figlia della supremazia tecnica, del ritrovato Dybala e di un CR7 da record

La nona sinfonia tricolore della Juve, la meno emozionante

Il nono scudetto consecutivo fa assomigliare la supremazia bianconera ad un autentica dittatura, costringe a riscrivere il libro dei record, ma certamente questo ennesimo trionfo tricolore non passerà alla storia per lo spettacolo che ha saputo regalare.

E dire che le premesse con cui era stato scelto Maurizio Sarri era proprio quello di regalare emozioni e momenti di bel calcio come non aveva saputo fare nell’ultimo tratto del suo quinquennio Max Allegri. La Juve di Antonio Conte vinceva sprigionando energia e carattere, regalando anche momenti di godimento, quella di Allegri sapeva coniugare i successi in Italia con il fare strada in Europa (due finali di Champions in tre anni non sono cose da tutti i giorni), ma quando tutto sembrava apparecchiato per fare l’ultimo definitivo salto di qualità, con l’arrivo di CR7, la Juve ha steccato contro l’Ajax. E poco dopo è diventato ufficiale il divorzio tra la Signora e l’allenatore toscano.

Dopo che per alcune settimane si erano rincorse le voci di una fantomatica firma con Pep Guardiola, per provare a portare a Torino quel 'tiki taka' che aveva incantato Barcellona e il mondo, una decina d’anni fa, la Juve ha virato su Sarri. L’uomo che alla guida del Napoli in un paio di occasioni aveva fatto tremare il trono bianconero, dispensando bel calcio e la voglia di proporre qualcosa di nuovo anche dal punto di vista tattico. Ma alla Juve del cosiddetto ‘sarrismo’ si è visto poco.

Lo spettacolo è stato inseguito invano per tutta la stagione, sia prima che dopo il lunghissimo lockdown, nessun giocatore è parso migliorato sotto la guida dell’allenatore toscano, anzi più di uno (due su tutti, Bernardeschi e Alex Sandro) è parso la copia sbiadita di quelli visti nelle stagioni passate. La Juve ha vinto grazie alla straordinaria qualità dei suoi solisti e ad una panchina infinita: se i bianconeri si iscrivessero al campionato con la seconda squadra, quella di coloro che giocano meglio, lotterebbero per la Champions. In bianconero fannno panchina elementi come Cuadrado e Buffon, Douglas Costa piuttosto che Higuain, che in altre squadre, anche di livello, sarebbero titolari con una gamba sola.

La Juve quest’anno ha vinto più per mancanza di rivali che per una autentica supremazia, prova ne sia che con il punteggio conquistato due stagioni fa, il Napoli oggi insiderebbe lo scudetto ai bianconeri fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata. Invece il Napoli di Ancelotti è naufragato alla svelta, con l'allievo Gattuso che ne ha preso il posto a dicembre, l’Inter dell’ex Conte era partita benissimo, ma negli scontri diretti e nella fase decisiva della stagione ha peccato di personalità, perdendo punti pesantissimi. La Roma è stata la solita Rometta, che va in crisi appena la strada inizia a salire.

L’unico vero competitor per la Juve è sembrata essere la Lazio, fino al lockdown. I biancocelesti sono stati la squadra che ha messo in mostra il miglior calcio, ma alla ripresa del campionato quel gruppo non si è più visto, pagando a caro prezzo una lunga serie di infortuni che, giocando ogni tre giorni invece che una volta sola a settimana, hanno fatto pagare dazio ad una rosa troppo corta. E così alla Juve è bastato il minimo sindacale per vincere ancora. E lo avrebbe fatto addirittura con tre giornate di anticipo, senzxa l'harakiri di Udine.

Le note liete di una stagione iniziata con il brutto infortunio di capitan Chiellini sono state essenzialmente due: la crescita esponenziale del giovane De Ligt, subito catapultato nel ruolo di titolare, quando per lui si prospettava un inserimento più graduale. Dopo qualche svarione e qualche fallo di mano di troppo (costato diversi rigori contro), il giovane olandese è cresciuto in personalità ed autorevolezza durante l’anno: sarà lui il ministro della difesa della Juve per il prossimo decennio. Poi, soprattutto nella seconda parte della stagione, si è visto un Dybala rinato.

Un anno fa a quest’epoca l’argentino era sul mercato e forse è rimasto a Torino più perché la concorrenza non ha saputo mettere sul piatto l’offerta giusta che non per la reale intenzione della società di trattenerlo. Di sicuro la sua stella quest’anno ha brillato come era successo solo nella sua prima annata in bianconero. Gol decisivi, lampi di classe, spettacolo alla stato puro: Dybala è stato tutto questo, ma ora c’è bisogno che queste maglie si ripetano anche in Champions. Prima di pensare alla Final Eight, formula inedita per questa inedita stagione condizionata dal coronavirus, c’è da battere 2-0 il Lione per vendicare la sconfitta dell’andata. Guai a non centrare questo risultato, che rappresenta l'obiettivo minimo.

Per fortuna di Sarri e della Signora, dopo qualche problema autunnale, con l’inizio dell’inverno CR7 è tornato a fare il CR7, segnando una partita sì e l’altra pure, salvo rarissime occasioni. Il portoghese è il primo giocatore bianconero ad aver raggiunto quota 30 nella classifica dei cannonieri dall’era della Juve del Quinquennio. “Farfallino” Borel ha giocato novant’anni fa, in un altro mondo prima ancora che in un altro calcio, inutile stare a dilungarsi su questo.

I numeri parlano per Cristiano Ronaldo, che a 35 anni continua a macinare record, a sprigionare energia e voglia di vincere da tutte le parti. Sarri vorrebbe forse centellinarlo, in queste ultime inutili gare di campionato, ma lui vuole il titolo di re dei bomber, sogna di superare il record dei 36 gol in campionato firmato dall’ultimo Higuain napoletano.

Se la Juve avrà la sua stessa fame, voglia di migliorarsi e non arrendersi, potrà fare qualcosa di importante anche in Champions. Altrimenti la stagione passerà in archivio per l’ennesimo scudetto, certamente il meno spettacolare di questo novennato. Oltre che per due finali perse, in Supercoppa e Coppa Italia.

Massimo De Marzi

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